Hendrik Frans Van Lint
(Anversa, 1684 - Roma, 1763)
L'isola di San Giorgio
La splendida e luminosa veduta dell’isola di San Giorgio con la Punta della Giudecca e il Bacino di San Marco, ripresa dalla riva degli schiavoni, è opera del fiammingo Henrik Frans Van Lint detto «Studio», uno dei principali paesaggisti della prima metà del XVIII secolo attivi a Roma. La sua produzione pittorica è infatti imperniata principalmente sulle vedute dell’Urbe e della campagna laziale. Le vedute di Venezia costituiscono un gruppo molto ristretto: Andrea Busiri Vici ha catalogato solo cinque tele veneziane, di cui due datate 1723 e una 1750. Quest’opera riveste un’importanza particolare perché è firmata in basso a sinistra «HF van Lint» e reca sul verso della tela l’iscrizione «Originale / di Monsieur Henrico wan Lint / detto M.r Studio fatto / l’anno 1722». Essa costituisce perciò la prima veduta di Venezia nell’ambito della produzione dell’artista; un’altra versione con soggetto simile, ma variata nelle figure e nelle imbarcazioni, porta la data del 1723. Come mediamente accade per le vedute veneziane di Van Lint, la prospettiva con l’isola di San Giorgio viene probabilmente desunta da un prototipo di Gaspar van Wittel, da individuarsi in una delle cinque versioni con soggetto analogo catalogate da Giuliano Briganti (1), nelle quali manca però il dettaglio del molo in primo piano, mentre le figure e le imbarcazioni sono diverse. Roma è in questi anni il centro nevralgico per artisti provenienti da tutta Europa, indispensabile premessa per aggiornarsi nell’arte ed ampliare le proprie committenze. Van Lint ci giunge tra il 1697 e il 1700 dopo la morte del nonno, il pittore storico Pieter Van Lint, disegnatore di arazzi, specializzato nelle scene di genere e nei ritratti in stile barocco fiammingo, e dopo aver conseguito un breve apprendistato presso la bottega del pittore fiammingo Peeter van Bredael. Una volta in città si unisce alla Schildersbent, un’associazione di pittori principalmente olandesi e fiamminghi nata nel 1623 per difesa contro i tentativi di intromissione dell’Accademia romana. Da questo momento verrà chiamato «Studio», probabilmente per la sua tecnica artistica molto meticolosa che si basa su un ampio lavoro preparatorio e uno studio approfondito condotto con disegni a matita o acquerello, sviluppando poi le composizioni su tela, spesso aggiungendo rovine ed edifici classici per creare elaborati paesaggi immaginari che richiamano la poetica ideale e classica della pittura seicentesca di Claude Lorrain e di Gaspard Dughet. La sua capacità di catturare la bellezza della natura e l’atmosfera dei paesaggi italiani lo rende un artista molto apprezzato durante la vita, in grado di guadagnarsi la fiducia di antiche famiglie aristocratiche romane, come gli Altoviti, i Capponi, i Pamphili, i Soderini e i Sacchetti. Le caratteristiche tipiche dello stile di van Lint emergono nell’opera L’isola di San Giorgio nelle molteplici macchiette toccate abilmente che popolano il primo piano, contribuendo a scandire, insieme alle varie imbarcazioni, la profondità della veduta immersa in un’atmosfera rarefatta e vitrea. Molto accurata è la resa della facciata della chiesa in marmo bianco, delle colonne corinzie che sostengono il frontone triangolare, e del campanile con la sommità a cuspide - prima del rifacimento nella forma a cipolla effettuato tra il 1726 e il 1728. La storia di quest’isola è molto antica, travagliata, densa di valore storico culturale e la veduta di San Giorgio Maggiore è un panorama incantevole ed iconico, immortalato da numerosi artisti nel corso dei secoli.
Hendrik Frans Van Lint detto «Studio» (Anversa, 1684 – Roma, 1763)
L’isola di San Giorgio 1722, olio su tela, cm 60 x 33,5
firmato in basso a sinistra «HF van Lint»
e nel retro della tela: «Originale Di Monsieur Henrico Wan Lint detto M.r Studio fatto l’anno 1722»
Esposizione:
Le meraviglie di Venezia. Dipinti del ‘700 in collezioni private, Gorizia, Palazzo della Torre, 14 marzo – 27 luglio 2008.
Pubblicazione:
Le meraviglie di Venezia. Dipinti del ‘700 in collezioni private, [catalogo della mostra a cura di D. Succi, A. Dalneri, Gorizia, 14 marzo – 27 luglio 2008], Marsilio, Venezia, 2008, p.223, n. 76.
Bibliografia:
1. G. Briganti, Gaspar van Wittel, Electa, Milano, 1996, p. 249, n. 314-18.