30_1.jpg
Egisto Lancerotto

Egisto Lancerotto

(Noale, 1847 - Venezia, 1916)

Festa dei pizzi a Burano
Il merletto di Burano è una forma d’arte che ha antiche radici e legami profondi con l’isola di Burano, nella laguna di Venezia. Considerato uno dei più pregiati al mondo, è noto proprio per la sua qualità e finezza. Le prime testimonianze relative al commercio dei merletti veneziani risalgono al XVI secolo, seguite dalla pubblicazione di numerosi libri detti i modellari, all’interno dei quali venivano raffigurati vari disegni e dettagli per ricami e merletti. Secondo il racconto mitologico di Burano, il merletto deve la sua presenza sull’isola a un pescatore che, promesso sposo ad una ragazza del paese, non si fece incantare dalla voce di alcune sirene che tentarono di ammaliarlo. La regina delle sirene rimase affascinata dalla sua fedeltà e volle premiarlo con un meraviglioso velo nuziale tessuto con la schiuma del mare. Una volta che la sposa lo ebbe indossato, la sua bellezza fu tale da suscitare l’invidia di tutte le donne di Burano, che da allora si ingegnarono per riprodurre quella stoffa unica e pregiata, dando vita a poco a poco all’arte del merletto. Oltre la leggenda, un reale contributo si deve alla dogaressa Morosina Morosini, che alla fine del XVI secolo, spinta probabilmente anche dalla forte richiesta commerciale, diede vita ad un laboratorio in laguna, affinché quest’arte venisse praticata, coltivata e trasmessa. Con il tempo il merletto acquisì una fama internazionale, divenendo una merce privilegiata e dedicata al corredo di famiglie europee importanti e facoltose. Nel 1872, la merlettaia Martina Vidal, fondò la Scuola del merletto di Burano, una vera e propria istituzione dedicata alla preservazione di quest’arte e impegnata nell’insegnamento della tecnica alle giovani donne. A questa attività fecero seguito incontri, ritrovi e vere e proprie celebrazioni, come narra il pittore Egisto Lancerotto con l’opera Festa dei pizzi a Burano. Questa ricorrenza, che si tiene ogni anno a Burano, onora, valorizza e mantiene viva la storica produzione di merletti che ha reso famosa l’isola in tutto il mondo, attraverso una serie di attività come mostre, laboratori e mercati. In primo piano a sinistra un grande tavolo è imbandito di stoffe e ricami; le sedie impagliate sono rovesciate - come in altre sue tele - a testimoniare l’euforia dei festeggiamenti. Un turbinio di personaggi abbigliati con fronzoli, stoffe particolareggiate, copricapi scanditi da vivaci colori, accolgono festosamente questo momento. Sullo sfondo un arco a sesto acuto si apre su di un corridoio, nel quale si intravedono le ombre di altri popolani in festa. Il contesto è animato dall’allegro suono delle trombe. Egisto Lancerotto, nativo della città di Noale, dipinge tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del nuovo secolo, emergendo per il suo stile realistico e figurativo e distinguendosi per le sue tematiche di genere. Nel 1853 la famiglia Lancerotto è costretta a trasferirsi a Venezia a causa del lavoro del padre, impiegato come cancelliere nell’impero asburgico. Qui l’artista si avvicina alla Scuola veneziana del vero, quel gruppo di artisti formatisi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, molto prossimi alla corrente toscana dei Macchiaioli, ma declinata in chiave coloristica tipicamente veneziana. I suoi maestri all’Accademia sono Napoleone Nani, Michelangelo Grigoletti, Federico Moja e Pompeo Marino Molmenti. Egisto trova in primo luogo la sua dimensione artistica nei ritratti, soprattutto femminili, che crea con maliziosa dolcezza e nei quali mostra indubbie capacità di introspezione del soggetto. A partire dagli anni Ottanta si orienta alla pittura delle scene di genere, raffigurando momenti tipici della vita veneziana tratti dalla realtà quotidiana e intimi affetti familiari, dimostrando una notevole capacità di penetrare nello spirito e nel costume del popolo. In questi anni la sua arte, che offre spunti di notevole intensità e spessore ed evidenzia varie tappe della sua vita, lo fa conoscere al pubblico attraverso importanti mostre a Milano, Torino e Venezia, dove trova numerosi compratori, innamorati della sua capacità di trasmettere l’essenza della vita e della natura. Molto attivo a Ferrara, dove è legato alla Società Promotrice di Belle Arti Benvenuto Tisi da Garofalo, partecipa a mostre su tutto il territorio nazionale ed europeo, toccando città come Parigi, Londra, Anversa, Monaco di Baviera, Nizza, Vienna e Chicago. Tra il 1880 e il 1890 raggiunge il picco della sua carriera, segnato da un gran numero di studenti e dalla costante ampia domanda della committenza. Il suo esordio alla Biennale di Venezia nel 1897 costituisce un’assoluta consacrazione per la fama dell’artista, ma ne segna, al contempo, il declino: la vetrina internazionale ora evidenza il prorompere di una pittura più moderna. Negli anni successivi si trasferisce in Brianza, dove tiene alcuni corsi di pittura e dove frequenta i colleghi Leonardo Bazzaro, Cesare Tallone ed Emilio Gola. Alcune sue opere si trovano al Museo Ca’ Pesaro e al Museo Ca’ Rezzonico di Venezia, ma la sua più vasta collezione pubblica si trova al Museo di Noale: ben settantotto oli su tela e diciannove bozzetti su carta, gran parte oggetto di un lascito dello stesso artista al comune. La raccolta costituisce un unicum dal valore inestimabile, sancisce il legame tra l’artista e la sua città natale e rende una preziosa testimonianza dell’aspetto della vita in campagna, di quella lagunare e anche del mutamento degli usi e costumi del popolo veneto.

Egisto Lancerotto (Noale, 1847 – Venezia, 1916)
Festa dei pizzi a Burano
1880 - 85 circa, olio su tela, cm 184 x 128
firmato in basso a sinistra «Lancerotto Egisto»

  • Lun - Ven: 9:00 - 13:00 | 15:00 - 19:00
  • Sab e Dom: escusivamente previo appuntamento

Seguici su:

 

© 2021 Cecchetto Attilio - p.iva: 04297420269 - Design: F2MLab