Antonio Joli
(Modena, 1700 circa - Napoli, 1777)
Il bacino di San Marco con la Punta della Dogana e l'Isola di San Giorgio
Nato a Modena negli ultimi anni del Seicento o agli inizi del Settecento, Antonio Joli si forma alla modesta scuola del pittore modenese Raffaello Rinaldi, detto “Il Menia”, ma si trasferisce presto a Roma, dove probabilmente ha modo di studiare con Giovanni Paolo Panini, più anziano di soli nove anni ma già affermato nel contesto artistico romano come grande evocatore di feste occasionali e cortei in grandi tele di colore brillante. Nessun documento conferma questo alunnato, ma l’esistenza di numerosi dipinti a lui attribuiti che sono derivati o copie di opere dell’artista piacentino, non lascia molti dubbi in proposito. A questa lezione si aggiunge quella di Gaspar van Wittel, olandese giunto a Roma appena ventenne nel 1675 e in quel momento al culmine della sua carriera artistica, dopo aver condotto il genere della veduta a piena e rigogliosa maturazione. Un attento studio dei particolari nella sua pittura finirà per dare alle tele di Joli una minuziosità che fa quasi pensare al realismo di stampo fiammingo. Nel 1732 giunge a Venezia, dove la scena è già dominata dal pittore di vedute Antonio Canal, che intorno al 1719 abbandona rabbiosamente la carriera di scenografo teatrale partendo per Roma, dove subisce inevitabilmente l’influsso di Panini e di Van Wittel, proprio come Antonio Joli. Questo soggiorno in laguna offre a Joli nozioni sulla scenografica teatrale, comportante una sua definitiva evoluzione sull’esecuzione di fantasie architettoniche perlopiù imperniate su interni o atri di palazzi, e il contatto visivo con i grandi cicli illustrativi delle Scuole veneziane. La pittura veneziana influenza anche l’impiego del colore, che nella sua maturità artistica sarà pienamente armonico e brillante. Nel 1744 è documentato a Londra: addetto scenografo. Nel libretto dell’opera Rosalinda, in scena per la prima volta al King’s Theatre in detto anno, figura la scritta «Tutte le Nuove scene di queste opere (sic) sono Invenzione e Pittura del Sig. Jolli, London, May 7, 1748. In questa egli ringrazia le Ladies che hanno assistito alle sue opere e le invita ad adornare con i loro illustri nomi anche la nuova opera che verrà allestita nel prossimo inverno […]» (1). Altre testimonianze confermano l’arrivo dell’artista nella città britannica e al tempo stesso informano che la sua attività non rimane limitata alla scenografia, ma si estende anche alla pittura di vedute e capricci. In The Ninth Volume of the Walpole Society, alla voce di Antonio Joli, si legge: «Among Italian imitators of Canaletto here was one, Antonio Joli; who come in England and arrived here before tha master. We learn one of Owen Mc Swinny’s letter to the second Duke of Richemond that Joli was in London in 1744, and that he had commissioned to paint for the Duchess of Richemond two pieces of perspective, one of which was a view of St. Paol’s, the Bridge, etc. […]» (2). Antonio Joli ricama un ottimo rapporto con il direttore del King’s Theatre di Haymarket dove lavora, l’impresario svizzero Heidegger, che gli commissiona alcune opere tra cui la decorazione della residenza a Richmond con una serie di undici vedute della Svizzera, Cina e Italia dipinte sulla boiserie della hall; e quest’opera Il bacino di San Marco con la Punta della Dogana e l’isola di San Giorgio. Sulla cassa a bordo della barca a sinistra compaiono le scritte «Mr Jolli / fecit»; sull’altro lato della stessa cassa «Sig.r Haidagger / London»; sulla seconda cassa «M.s Elisabet Peepet / Richmo»; sulla terza: «Ms. Arnll. Lon». Elizabeth Pappet è la figlia naturale di James Heidegger; mentre il nome sulla terza cassa sembra alludere alla famiglia Arundell oppure a Miss Henrietta Arnold, alla quale l’impresario lascia in eredità per testamento ben cinquanta ghinee. Alcuni dei suoi dipinti sono firmati e talvolta datati; altri ritraggono avvenimenti storici ben noti. Tuttavia la sua attività di scenografo e il suo rapporto documentato con i committenti sono fonti essenziali per poter ricostruire con sicurezza la cronologia della sua opera. La veduta si apre sul bacino di San Marco, sotto un cielo luminoso e appena abbozzato da qualche nuvola. Popolato da figure in bilico sulle gondole e da altre imbarcazioni sulle quale gli uomini lavorano e trasportano merci, il bacino si fa strada nella tela, guida l’occhio dello spettatore all’orizzonte, tra le quinte teatrali rappresentate dalla Punta della Dogana sulla sinistra e dall’imponente e affascinante facciata della chiesa dell’isola di San Giorgio Maggiore. Nell’opera si notano alcuni errori di topografia, sovente presenti nei dipinti dello Joli e probabilmente dovuti alla lontananza: il tamburo della cupola della chiesa di S. Giorgio è eccessivamente alto e con molte aperture, i due campaniletti laterali all’abside sono cilindrici e con le cuspidi a cono, mentre in realtà sono esagonali e con le cuspidi a cipolla. L’opera compare nella collezione di Norbert Fischmann (1879-1956), mercante d’arte di origine polacca, attivo principalmente a Monaco e Londra, noto per la sua influenza nel mercato europeo e per la sua rete di contatti internazionali nel mondo dell’arte. Nel 1951 viene esposta alla mostra Eighteenth Century Venice, tenutasi alla Whitechapel Gallery di Londra. Nella recensione alla stessa, il Pallucchini ha scritto: «Del poco conosciuto Antonio Joli….una veduta di S. Giorgio, dipinto notevole per il chiarimento di questo modesto prospettico e scenografo, già orientato verso il Carlevarijs e il Canaletto» (3).
Antonio Joli (Modena, 1700 circa – Napoli, 1777)
Il bacino di San Marco con la Punta della Dogana e l’isola di San Giorgio
1744 – 1748, olio su tela, cm 59,5 x 101
firmato sulla cassa a bordo della barca: «Mr Joli fecit»
Provenienza: Heidegger collection, London
Esposizioni: Eighteenth Century Venice, London, Whitechapel Gallery, 1951;
Le meraviglie di Venezia. Dipinti del ‘700 in collezioni private, Gorizia, Palazzo della Torre, 14 marzo – 27 luglio 2008.
Pubblicazioni:
T. Borenius, Heidegger and Joli, in The Burlington Magazine, 1943, p. 124; M. Manzelli, Antonio Joli, opera pittorica, Venezia, 1999, tav. 37;
Le meraviglie di Venezia. Dipinti del ‘700 in collezioni private, [catalogo della mostra a cura di D. Succi, A. Dalneri, Gorizia, 14 marzo – 27 luglio 2008], Marsilio, Venezia, 2008, p. 283, n. 100.
Bibliografia:
M. Manzelli, Antonio Joli, opera pittorica, Venezia, 1999;
1. Croft Murray E., The painted Hall in Heidegger House, The Burlington Magazine, 1941, II°, p. 156;
2. Finberg G., Canaletto in England, The Ninth Volume of Walpole Society, Oxford, 1920 – 21, pp. 52 – 53; Trad: Tra gli imitatori italiani di Canaletto ve ne era uno, Antonio Joli, che giunse in Inghilterra prima del maestro. Si apprende una lettera di Owen Mc Swinny al Duca di Richemond, secondo la quale egli era a Londra nel 1744, e che aveva commissionato di dipingere per la Duchessa di Richemond due opere con prospettiva, uno dei quali era una vista di San Paol, il ponte, ecc […].
3. R. Pallucchini, in Arte Veneta, 1951, p.212.